In questo periodo ho letto diversi post, in rete, che tendono a sottolineare l’importanza di avere le parole giuste per definire le cose. Anche citazioni di filosofi italiani quale ad esempio Umberto Galimberti che in uno dei suoi interventi sostiene che “i pensieri sono proporzionati alle parole che hai. Non posso pensare una cosa di cui non ho la parola. Se ho poche parole, penso poco”.

Poi ci sono parole che già esistono da tempo, con un significato ben preciso definito nel dizionario italiano, che possono invece modificare il concetto che sta dietro al loro utilizzo. Avviene molto spesso quando vi sono termini che entrano nell’uso comune per delle categorie di persone per identificare una specifica novità tecnologica, o cambio di paradigmi. E che invece agli occhi di altri sembrano ‘brutte parole’.

Il dizionario enciclopedico Treccani definisce il significato di “ibrido” – [dal lat. hybrĭda «bastardo», di etimo incerto] – e ancora oltre va nel chiarire che come aggettivo significa “Di cosa formata di elementi eterogenei che non legano benetra loro: amicizie i., male assortite; edificio di stile i., senza una propria linea architettonica;”.

Vi invito a leggere questo numero e lo speciale dedicato all’Hybrid Printing per condividere il pensiero di quanto siano importanti le parole giuste per definire le cose, ma anche come si debba sempre fare attenzione al contesto e alla community cui si riferiscono le parole che vengono usate. Nel Printing sono convinto che la parola ‘ibrida’ sia di cosa formata di elementi eterogenei che permettono cose che i singoli elementi da soli non potrebbero fare. E come leggerete, con grandi soddisfazioni per chi utilizza le nuove soluzioni. Che giocheranno un grande ruolo nel futuro della stampa.

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