Sì, proprio “quel” James Clerk Maxwell (1831÷1879), il fisico e matematico scozzese passato alla storia come autore della prima teoria moderna dell’elettromagnetismo e per gli studi avanzati su un sacco di altre cose: la cinetica dei gas, la natura elettromagnetica della luce, il colore…

È proprio nella sua opera “On the Theory of Compound Colours, and the Relations of the Colours of the Spectrum”, pubblicata nel 1860, che articola la sovrapposizione di tre filtri – uno rosso, uno verde, uno blu – come tecnica per realizzare una fotografia a colori, e da qui per arrivare alla stampa in tricromia.

Dalla teoria alla pratica si arrivò l’anno dopo, nel 1861, ad opera del fotografo Thomas Sutton (1819÷1875). Sotto la supervisione e la guida dello stesso Maxwell, Sutton fotografò un tartan scozzese per tre volte, applicando ogni volta all’obiettivo un filtro di colore diverso – rosso, verde e blu. Le tre immagini ottenute furono poi proiettate su uno schermo con tre proiettori separati ottenendo la tricromia cercata.

Bisognerà aspettare ancora qualche anno affinché, fra il 1888 e il 1889, Hippolyte Auguste Marinoni (1823÷1904) – ingegnere, editore e politico francese di origini bresciane, inventore della rotativa – aggiungesse il nero realizzando la quadricromia. La utilizzò sulle sue macchine da stampa per sottolineare l’assai maggior forza delle immagini a colori rispetto a quelle monocromatiche. Per inciso, Marinoni è lo stesso che ha di fatto inventato nel 1889 la stampa dei quotidiani in formato “tabloid”, con il suo “Le Petit Journal Illustré”. Naturalmente stampato a colori.

di Francesco Bordoni