Gli USA post Trump e il Regno Unito post Brexit sono state e saranno grandi aree di sbocco per i costruttori italiani di macchine da stampa e converting, che devono però fare i conti con contesti e regole radicalmente mutati. Per aiutare le aziende a orientarsi, Acimga  ha organizzato due webinar che si sono svolti rispettivamente il 3 e il10 febbraio in collaborazione con esperti e analisti di alto profilo.

Gli USA e le spinte pro Europa

Il primo convegno, dedicato al mercato statunitense e svolto in collaborazione con la società di consulenza ExportUSA New York Corp., ha prospettato gli sviluppi dell’economia americana nell’era Biden e offerto suggestioni sui temi di fondo che gli esportatori si trovano ad affrontare: riforma fiscale, opportunità di investimento, norme di riferimento riguardanti la meccanica, sviluppo della distribuzione di settore, gestione del personale in trasferta… Parliamo del primo paese extra UE di sbocco per l’export italiano di settore, con un PIL grande 10 volte il nostro, e una crescita basata sui consumi (che indirettamente creano importazione).

Infrastrutture e sostenibilità

Sono molti i cambiamenti avviati in questi mesi, soprattutto stimolati dalla pandemia, che aprono nuove e importanti prospettive di business: la riforma delle catene di fornitura a favore dell’Europa per ridurre la dipendenza dall’Oriente, per esempio, o la rinnovata apertura della politica a favore dei vecchi alleati europei. Ma soprattutto, e in misura più duratura e indipendente dagli orientamenti dei singoli Governi, gli enormi investimenti per il rilancio dell’economia: 2000 miliardi già stanziati altri 1900 in arrivo, da destinare a due grandi filoni di sviluppo economico: infrastrutture e sostenibilità (che, sottolineano i relatori, ha una enorme valenza anche sul piano delle politiche internazionali, condizionando ad esempio gli approvvigionamenti di fonti energetiche).

Quella reputazione che ci danneggia

In tutto questo noi italiani abbiamo molte carte da spendere, sottolineano i relatori, in quanto le nostre industre sono più avanzate di quelle statunitensi, anche sul piano della digitalizzazione 4.0 che permette di assicurare servizi e connessioni a distanza. Ma, purtroppo, soffriamo ancora di un reale deficit di organizzazione, e una cattiva fama di scarsa affidabilità che ancora ci accompagna e penalizza. A tutto vantaggio dei tedeschi, nostri eterni competitor.

Regno Unito verso la piena autonomia

Il secondo webinar, articolato in una sessione di dati economici e in una serie di interventi tecnico-formativi su questioni doganali e fiscali, è stato condotto con il diretto coinvolgimento di ITA (Italian Trade Agency). Dopo l’intervento del direttore di Acimga Andrea Briganti, che ha disegnato il posizionamento sul mercato anglosassone dell’industria italiana delle macchine per la grafica e il converting, sono intervenuti il direttore dell’Ufficio ICE di Londra, Ferdinando Pastore, il responsabile Desk Innovazione e Beni Strumentali, Filippo Mansani, e l’avvocato Gabriella Migliore, responsabile del gettonatissimo Help Desk Brexit. La sessione pratico-normativa ha visto avvicendarsi Fulvio Liberatore, consulente doganale di Easy Frontier, e Michele Ammirati, commercialista e managing director Well Tax che hanno svolto relazioni dedicate agli operatori più specializzati.

Italia-UK: il valore della partnership

Tanto interesse si deve al fatto che il Regno Unito è la sesta economia mondiale e la seconda in area europea, nonché grande partner d’affari dell’Italia: l’interscambio commerciale fra i due Paesi a fine 2019 era di 29,2 miliardi di sterline (+1,70%) con un saldo positivo della bilancia di 9,7 miliardi di sterline, in crescita del +13%.

Stringendo il campo d’osservazione all’industria grafica e del converting, nonostante la flessione di tutti gli indicatori fra il 2018 e il 2019, UK resta il quinto principale produttore di stampati del mondo dopo USA, Cina, Giappone e Germania (l’Italia è all’ottavo posto) con 8689 aziende, più di 80mila lavoratori e un giro d’affari di 8,9 miliardi (questi dati, ricordiamo, sono pre covid). In pole position gli stampati commerciali e editoriali, che ovviamente hanno sofferto di più per la pandemia, con una quota rilevante di packaging e security printing che in quest’ultimo anno ha, ovviamente, conquistato posizioni.

Secondo le stime di ITA-Agenzia, le prospettive dell’import in UK di macchine italiane per la stampa sono positive e lo saranno anche nell’anno in corso: il valore 2019 era di 38,4 milioni di euro, caduti a 32 (-16,7%) nel 2020, con un recupero atteso per il 2021 a 33,2 milioni (+3,8%).

Fenomeni post Brexit

L’atteso rallentamento dell’economia a causa dell’uscita dall’Unione non sembra verificarsi, anche se il ripristino delle frontiere produce rallentamenti, più burocrazia (anche a causa del personale ancora sottodimensionato) e tutti i dubbi, la confusione e la dose di fake news che rendono la vita difficile alle imprese.

La testimonianza più efficace viene da Gabriella Migliore, capo dell’Help Desk Brexit di ICE, che racconta di un tavolo nato per offrire informazione e diventato nel corso delle settimane una vera e propria unità di crisi, impegnata a risolvere innumerevoli problemi, spesso creati da atteggiamenti poco responsabili delle imprese rispetto agli adempimenti richiesti, o alla condivisione di fake news che possono generare timori e danni (ascoltate solo le fonti di informazione primarie, raccomanda Migliore alle imprese).

Un capitolo a sé riguarda il movimento delle persone, e ne ha accennato Ammirati. Ora lavorare in UK sarà più difficile: chiuse le frontiere, i viaggiatori europei abituati a entrare e uscire dal Regno Unito senza alcuna limitazione, sono trattati alla stregua degli altri stranieri, con pochi facilitazioni per chi già risiede nell’isola. Per tutti gli altri si prospetta una gestione di flussi immigratori che sembra ispirarsi a quella australiana/statunitense e al principio “British first”. Da monitorare con attenzione prima di fare qualsiasi progetto di coinvolgimento di personale italiano Oltre Manica.