Siegwerk presenta i coating funzionali Unilac, riciclabili e compostabili. Conferiscono al packaging di carta e cartone – dai sacchi di grandi dimensioni ai bicchieri e piatti monouso, dagli involucri per il fast food alle scatole e plateaux di cartone ondulato… –  tutte le barriere a grasso, acqua, vapore, necessarie a proteggere il contenuto nel tempo.

«In Siegwerk il lavoro di formulazione inizia con una selezione estremamente accurata di resine che poi modifichiamo e integriamo con additivi dalle funzionalità analoghe ai tradizionali siliconi, cere, bagnanti di substrato, modificatori di tensione… necessari a creare i vari rivestimenti barriera per carta e cartone», spiega Mattia Zambon, Supporto Tecnico Siegwerk Italia. «L’obiettivo di questi coating, noti sul mercato con il marchio Unilac, è creare imballi e prodotti a base cellulosica con la stessa shelf-life ed efficacia protettiva di quelli in plastica, ma più sostenibili», dichiara David Charquet, International Key Account Director Europe BU Paper & Board Siegwerk Druckfaben.

La posta in gioco è rilevante: nelle economie avanzate la richiesta di sostenibilità è fortissima, gli interventi legislativi sempre più radicali (valgano per tutti il caso SUP e la revisione in atto della Packaging & Packaging Waste) e massiccio lo sforzo dell’industria a sviluppare nuovi prodotti eco-compatibili.Siegwerk stima che in Italia il solo mercato dei coating funzionali per carta e cartone & packaging flessibile generi circa 100mila t/anno di prodotti e un fatturato di 500 milioni di euro. Da qui l’impegno della multinazionale, che ha sviluppato una gamma completa di rivestimenti barriera con applicazione nell’alimentare e non. E, come gli inchiostri della gamma UniNature (v. QRCode, Ndr), dimostrano che è possibile ottenere prestazioni altissime rispettando gli obiettivi di sostenibilità dell’economia circolare.

Sostenibilità base carta

Se, sul piano tecnico, la concreta sostenibilità ambientale di un manufatto è materia assai complessa, i consumatori esprimono preferenze nette, ad esempio per la carta e il cartone, spesso ritenuti più ecologici della plastica. La scommessa per i produttori di packaging (e non solo) è di non perdere per strada l’irrinunciabile capacità di proteggere il contenuto, la sua integrità e salubrità.

«Da questo punto di vista la carta presenta delle criticità: a fronte della sua naturale riciclabilità e compostabilità, mostra un’estrema permeabilità all’acqua, al vapore, ai grassi», ricorda Charquet. Com’è possibile, allora, utilizzarla per proteggere e trasportare alimenti e altre merci deperibili? E quando aggiungiamo al supporto di carta o cartone i film protettivi che conferiscono la necessaria impermeabilità, il contenitore di carta/cartone è ancora riciclabile?

«Queste domande – considera Zambon – fanno capire la centralità dei coating funzionali. E la complessità dei problemi e delle soluzioni è testimoniata, ad esempio, dall’esistenza di enti (in Italia, per tutti, Aticelca) specializzati nella messa a punto di metodi per stabilire quando un packaging si possa definire “di carta” (e quindi avviato a raccolta differenziata post consumo nei canali della carta) anche se è integrato con altre sostanze con funzione barriera».

Stampabilità, flessibilità, incollabilità… la barriera non basta

Quando parliamo di barriere funzionali intendiamo, in realtà, un insieme di cose diverse che nel caso di un bicchiere di carta mirano a creare impermeabilità ai liquidi, nell’involucro di un cheeseburger la resistenza ai grassi, nel cartoccio delle patatine quella all’olio, nel sacco di cemento l’impermeabilità a vapori e nebbie, nel plateau di frutta quella all’umidità e nella maggior parte degli imballi molte cose insieme.

Saranno diverse anche a seconda che servano un imballo a diretto contatto con gli alimenti, e delle condizioni ambientali a cui la merce imballata sarà sottoposta lungo la catena di fornitura, oltre che naturalmente della sua shelf life.

Ma non basta. Una volta ottenuto il nostro foglio di materiale cellulosico con le proprietà barriera desiderate, dobbiamo poterlo stampare, dargli una forma, incollarlo per farne un determinato contenitore. «Quando avviamo un progetto di barrier coating per un cliente studiamo il substrato da trattare, la sua qualità, porosità e grammatura; verifichiamo l’eventualità di un doppio passaggio di verniciatura e l’opportunità di aggiungere prodotti ulteriori, ad esempio con funzione antiscivolo per facilitare la movimentazione del pallet… verifichiamo le attrezzature in uso presso il converter e, se opportuno, facciamo dei test in laboratorio…», spiega David Charquet.

«La gamma Unilac di Siegwerk fa tutte queste cose, permettendoci di consigliare al converter i coating ideali per ciascuno. E assicurando, al contempo, che non interferiscano con la gestione a fine vita del manufatto ottenuto, per poterlo trasformare da rifiuto a nuova risorsa»

Riciclabile o compostabile? Entrambi

E qui si giunge alla fine, per quanto “finito” si possa dire di un cerchio. «I coating Unilac rendono il packaging 100% riciclabile e, circa l’80% della gamma, è anche compostabile. Nel primo caso rendono funzionali carte e cartoni che dopo il consumo verranno buttati nei raccoglitori della carta e avviati a riciclo per essere reimmessi nel ciclo produttivo ancora come carta e cartone. Nel secondo, vengono smaltiti insieme al compost domestico perché biodegradabili e quindi, nei tempi e nei modi adeguati, trasformati in concime, terreno, energia… risorse naturali necessarie alla vita. Sono risultati importanti, che raggiungiamo includendo nelle formule dei nostri prodotti materie prime bio rinnovabili, come i nuovi barrier coatings 100% vegetali, che sostituiscono il polietilene in molte applicazioni».