Scenari, visioni e i progetti delle aziende che operano nel solco di una nuova economia “che chiude il cerchio”, sostenuti dalla scienza applicata all’Intelligenza Artificiale e da una Politica sempre più green. Il Circular Economy Summit digitale ha anticipato i contenuti di Print4All e delle fiere sorelle del prossimo 3-6 maggio.

Chi, in questo preciso momento storico, può sottovalutare l’importanza di una gestione delle materie prime e dell’energia che eviti sprechi e danni all’ecosistema, e promuova quell’economia non lineare in cui le merci (gli scarti) di adesso generano le risorse di domani? Al tema sempre più carico di valenze dell’economia circolare questo 23 marzo i partner di The Innovation Alliance – Ipack-Ima, Green Plast, Print4All e Intralogistica Italia – insieme a Fiera Milano hanno dedicato un summit digitale intitolato “Intelligenza Artificiale e modelli di Economia Circolare: verso un ecosistema industriale rigenerativo”.

È stato progettato come ultima “tappa di avvicinamento” all’expo che si svolgerà dal 3 al 5 maggio prossimo nel quartiere fieristico di Milano-Rho e vedrà svolgersi in concomitanza le fiere complementari di packaging, printing, “plastiche verdi” e logistica industriale, per offrire agli utilizzatori di tutti i settori applicativi una visione d’insieme delle soluzioni di imballaggio, dai materiali alla logistica di fabbrica.

Presieduto da Mariangela Pira, giornalista di Sky Tg 24, il summit ha portato alla ribalta i grandi progetti sovranazionali per la promozione di una cultura e una pratica della Sostenibilità, le visioni degli economisti, le prospettive aperte dalla Ricerca e dagli sviluppi tecnologici – con un focus sulle interazioni fra Economia Circolare e Intelligenza Artificiale – e i programmi concreti messi in campo da aziende di tutta la filiera di produzione e consumo, packaging compreso. Ma anche, e molto opportunamente, le iniziative con cui i politici europei e nazionali stanno disegnando, a suon di norme e aiuti economici, la politica industriale del futuro prossimo.

Cambiare tutto, fin dall’inizio

Alice Bodreau della Ellen MacArthur Foundation definisce il problema alla base del concetto di circolarità con qualche dato (ad esempio, solo il 2% delle plastiche viene riciclato in modo da poter essere riutilizzato) e una considerazione di base: per transitare dall’attuale economia lineare dello spreco e dell’inquinamento a un’economia sostenibile non basta occuparsi “downstream” di recupero e smaltimento dei rifiuti prodotti. Occorre fare innovazione “upstream” ovvero iniziare a progettare i beni e i relativi imballaggi in modo che possano avere una vita più lunga possibile ovvero essere riparabili, riutilizzabili e infine interamente recuperabili per generare nuove risorse. Sono migliaia le aziende impegnate e le soluzioni che mettono in campo fanno capire la portata di scelte come sostituire una bottiglia monouso con una riciclabile (1,8 miliardi di contenitori sottratti alla discarica, CocaCola in Sudamerica) o la pasta dentifricia in tubetto di plastica non riciclabile con un prodotto in compresse confezionato in un flacone ecologico e rie-riempibile … Magari con l’aiuto di Istituti di Credito che sostengono le singole soluzioni e la creazione di nuovi modelli di business.

Rob Dellink (OECD Organization for Economic Co-operation and Development) concorda e volge lo sguardo sulle dinamiche, complesse e spesso contraddittorie, di un’economia dove fare previsioni è difficile e dove il singolo aspetto può essere considerato tanto positivo quanto negativo (come le materie prime secondarie: meno inquinanti ma assai più energivore). Dellink incoraggia ad abbracciare una visione più ampia della circolarità, che consideri tutto il ciclo di creazione, uso e commercio dei prodotti, e suggerisce 4 leve per un cambio incisivo di paradigma: stimolare i mercati del riciclo, pensare sostenibile già in fase di progetto, creare il sostegno finanziario e stimolare le politiche nazionali. E con l’aiuto di matrici migliori per misurare la circolarità e tagliare il terreno sotto i piedi al green whashing.

La politica: novità dall’UE

Dal rappresentante dell’UE arrivano anticipazioni sul nuovo Circular Economy Plan europeo, in fase di implementazione (30 marzo).  William Neale della Commissione Europea ricorda il passaggio dall’approccio degli anni ’70, teso a punire gli inquinatori dopo che hanno fatto il danno, all’attuale politica preventiva e sistemica, di cui il nuovo provvedimento è l’ultima evoluzione. Neale si sofferma su due aspetti: l’attenzione al prodotto e l’esigenza di un “passaporto digitale” che ne spieghi caratteristiche e modalità d’uso.

Approcciare l’economia circolare partendo dal prodotto permette di definire i requisiti minimi che deve soddisfare ciascuna famiglia di manufatti per essere sostenibile in termini di efficienza energetica, emissioni di CO2, riciclabilità, durata nel tempo del valore… Si tratta di agire in fase di progettazione e i risultati sono incredibili. Un esempio? Intervenendo sui componenti sensibili (circuiti elettronici e cuscinetti a sfera) è possibile allungare di anni la vita di una lavatrice, abbattendo l’emissione di CO2 di milioni di t.

Con un corollario di assoluto rilievo: il regolamento sulla progettazione eco compatibile permette di rendere accessibili al consumatore i dati e le informazioni che servono a riparare e/o di riciclare correttamente il prodotto, creando un sistema di archiviazione distribuito, trasparente e accessibile a tutti.

Il PNRR nazionale

Anche Laura D’Aprile, capo Dipartimento per la transizione ecologica e gli investimenti verdi del Ministero competente passa in rassegna gli obiettivi e gli ostacoli da superare per rendere l’economia italiana più circolare e al tempo stesso competitiva e inclusiva. Le sfide, lo sappiamo, sono grandi quanto la disparità di strutture e culture fra Nord e Centro-Sud del Paese, la frammentazione dei sistemi locali di raccolta differenziata, come l’insufficienza degli impianti di riciclo. D’aprile ricorda che il PNRR ha stanziato 2,5 miliardi di euro per affrontare alla radice questi problemi, a cui si aggiungono altre due linee di investimenti: una da 1,5 miliardi dedicata allo sviluppo e digitalizzazione dei sistemi di raccolta di rifiuti urbani, e una da 600 milioni a sostegno di iniziative flagship di smaltimento in alcuni settori industriali di portata strategica, fra cui la carta e cartone e le materie plastiche.

La scommessa, sottolinea la funzionaria, è che i progetti messi in campo e i relativi strumenti permettano di stimolare l’economia circolare in Italia non solo da qui al 2026, per la durata del PNRR, ma per vent’anni almeno.

L’Intelligenza Artificiale che aiuta la transizione

Progettare materiali con determinate proprietà (la riciclabilità ad esempio), in un tempo infinitamente inferiore a quello “dell’approccio fisico” (umano); creare nuovi modelli di business circolari mettendo in relazione domanda e offerta di beni con determinate caratteristiche; analizzare la durata della vita di un manufatto per effettuare un piano di manutenzione predittiva, ridurre difettosità e sprechi; migliorare e gestire il processo di smistamento dei rifiuti… Il contributo che l’Intelligenza Artificiale (AI) può offrire alla transizione verso un’economia circolare è determinante ed estremamente variegato.

È materia dell’intervento di Gianluigi Greco, direttore del Dipartimento di Matematica e Informatica presso l’Università degli Studi della Calabria, presidente dell’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale AIxIA  e membro dell’europea EurAI. Greco parla dei molti possibili livelli di autonomia della “macchina” – dal telecomando alla gestione di una catena di montaggio, dall’auto a guida autonoma al robot antropomorfo dei racconti di fantascienza (“da cui siamo lontanissimi”, precisa il docente) – spiega cosa sono le applicazioni simboliche e sub simboliche, menziona start up e best practice…

Con, infine, due avvertenze: anche l’intelligenza artificiale può sbagliare; l’Ai consuma energia e con la crescita della complessità delle reti neuronali l’impatto sull’ambiente diventa sempre più pesante. È il momento di pensare a un nuovo paradigma di IA “green” , che consumi meno…

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La seconda sessione del Summit, dopo le relazioni di studiosi e politici, è stata interamente dedicata alle esperienze delle aziende. Ricchissimo il panel dei CEO delle imprese, che hanno raccontato belle storie di “economia circolare applicata”. Hanno parlato: Giulio Bonazzi (Aquafil), Carlotta de Bevilacqua (Artemide), Giuseppe Di Martino (Pasta Di Martino), Simon Pietro Felice (Caviro Group), Pierroberto Folgiero (Maire Tecnimont), Nazzarena Franco (DHL), Lamberto Vallarino Gancia (Domori – Illy Group), Radek Jelinek (Mercedes-benz), Francesco Pintucci (Isem Group), Christophe Rabatel (Carrefour), Sara Scrittore (Colgate-Palmolive), Valentina Pasqui (Pasqui Coating Converting Printing Company) Massimo Zonca (Poplast).

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