Cartotecnica e preparazione delle forme trainano le esportazioni di macchine italiane, che progrediscono anche nella stampa e calano nel converting. Tutto diverso l’andamento dell’import. I dati Acimga relativi al periodo gennaio-maggio 2023.

Acimga (Associazione Costruttori Italiani Macchine per l’industria Grafica, Cartotecnica, Cartaria di Trasformazione e Affini) ha elaborato i dati ISTAT relativi al commercio di macchine da stampa, converting e legatoria nei primi cinque mesi del 2023. Documentano anzitutto l’aumento delle esportazioni rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, e il parallelo calo delle importazioni dalla Cina ma non solo.

Chi va bene e chi meno

Guardando l’export, il segmento più dinamico è quelle delle macchine per la cartotecnica, che segna un +45,3%, seguito da macchine e materiali per la preparazione delle forme (+34,4) e, a gran distanza dal +9% delle macchine da stampa. Più modesto (+2%) lo sviluppo delle esportazioni di macchine per la legatoria mentre porta segno negativo il commercio estero di macchine per il converting (-2,5%). Va ricordato, però, che queste rappresentano il 48,2% della quota di export del settore per un valore di 315,3 milioni di euro, seguito dal 33,7% pari a 220,6 milioni delle macchine da stampa: queste due categorie insieme l’81,9% dell’export di macchine per le arti grafiche.

Analizzando le importazioni, invece, vediamo che le macchine per la cartotecnica conservano il primo posto della classifica con un +25,8% mentre le altre tipologie di macchine crescono di pochi punti (+2,1% quelle per la preparazione delle forme di stampa e +1,2% quelle per il converting) o hanno addirittura segno negativo: l’import di macchine da stampa segna -11,6% e quello di macchine per la legatoria -12%.

In totale, le importazioni di settore registrano un -2,2%.

Export: cala l’Europa, crescono America e Africa

A valore, le vendite all’estero sono pari a 654,3 milioni di euro, in aumento del +6,4% rispetto al 2022. A fronte della buona crescita in America e in Africa, le esportazioni sono poco vivaci in Asia e, soprattutto, in Europa.

Nella Americhe, che assorbono il 26,3% del made in Italy di settore, l’aumento delle vendite è pari al +13,9% mentre in Asia (17,9% del totale) la crescita è solo del 3,6%. Ancora meno brillante, come detto, l’Europa, che assorbe il 48,4% dell’export italiano, in espansione dell’1,4%. Risultati molto positivi, invece, in Africa che cresce del +26,6% e rappresenta oggi una quota del 6,5% delle vendite all’estero dei nostri costruttori.

Guardando alla classifica generale, il primo mercato di sbocco sono gli Stati Uniti (99,5 milioni di euro), davanti alla Germania (54,1 milioni). Seguono Spagna, Francia, Cina; più distaccati Turchia, Polonia, Messico.

Import: Cina -34,5%

Le importazioni ammontano a 278 milioni di euro, con un leggero calo sul 2022 (-2,2%).

I fornitori europei, che pesano per l’83,9% dell’import, registrano un incremento del 2,6% mentre l’Asia, fonte del 12,7% delle importazioni, è in calo del 32,7%. L’America, da cui proviene il 3,3% dei macchinari, più che raddoppia le vendite (+114%).

Primo fornitore di macchine dell’Italia è la Germania (113 milioni di euro) seguita dalla Francia (37,3 milioni); distanziati Cina e Paesi Bassi, rispettivamente con valori di 23,8 e 20,9 milioni di euro.

Tra i principali fornitori non si rileva una tendenza univoca: nel periodo in esame sono andati molto bene francesi (+19,4%) e olandesi (+24,1%), a fronte del calo dei tedeschi (-6%) e della forte diminuzione dei cinesi (-34,5%).