Dalla Federazione della carta e della grafica, il primo seminario del ciclo dedicato alla “quarta rivoluzione industriale” ha impartito una lezione chiara ed esaustiva sugli strumenti a disposizione dell’industria. E, soprattutto, ha spiegato perché è urgente che le imprese italiane, soprattutto se piccole, superino il gap tecnologico e di mentalità con i competitor stranieri.

Sono riusciti a rendere digeribile anche il “fiscalese” in cui si esprimono molti dei concetti relativi al piano di rilancio dell’industria in una prospettiva di Industry 4.0, messo a punto dal Governo e reso possibile dalla stretta collaborazione fra Confindustria e Ministero dello Sviluppo Economico. Introdotto da Pietro Lironi, presidente della Federazione della filiera della carta e della grafica, che riunisce Acimga, Assocarta e Assografici e ha promosso e organizzato l’evento, il seminario su “Il Piano nazionale Industria 4.0: le opportunità per le imprese della filiera” ha comunicato con chiarezza anzitutto che significa Industria 4.0 e qual è la posta in gioco. Quindi ha illustrato gli strumenti di defiscalizzazione messi a punto dal piano governativo per sostenere lo sforzo finanziario che le imprese devono sostenere per dotarsi delle tecnologie necessarie a operare nella quarta era industriale. Infine, ha sottolineato le scadenze: per poter usufruire degli strumenti in questione bisogna correre perché, per fare un esempio, i nuovi impianti devono essere “in casa” entro la fine del 2017 (e i costruttori quindi devono avere il tempo di metterli a punto e consegnarli) ed entrare in funzione entro metà 2018…

La posta in gioco, per l’economia e per le imprese
Ridotta ai minimi termini, la questione si presenta come problema. Citando liberamente dall’intervento di Lironi, fra il 2007 e il 2016 l’Italia ha perso quasi il 20% del proprio potenziale industriale mentre altri Paesi, Germania in primis, sono cresciuti del 6,5%. Sommando i due fattori, il famoso gap si attesta sul 26,5%. Tralasciando altri “dettagli” come lo svantaggio sul piano valutario e del Sistema Paese, saltiamo alle conclusioni: le economie con cui ci confrontiamo sullo scacchiere internazionale hanno già abbracciato il paradigma Industry 4.0, investendo di conseguenza in tecnologia e competenze, e noi no. Poiché uno dei fattori cardine della nuova dimensione industriale è il numero di occupati hi-tech, suona molto minaccioso (sia per la nazione sia per le singole imprese) sapere che in questa classifica l’Italia è al ventesimo posto fra i Paesi avanzati. E che, secondo una ricerca USA citata durante il convegno, metà degli occupati in settori tradizionali perderà il posto nei prossimi 10 anni…

Una definizione utile
Facendo uno sforzo di sintesi ragionata fra le innumerevoli definizioni di Industry 4.0 disponibili, il tavolo di lavoro che ha supportato il piano governativo di aiuti, formato da Mise e Confindustria (in particolare Federmacchine/Ucimu), ne propone una che sta piacendo in tutta Europa. Sottolinea come questo termine designi un insieme eterogeneo di tecnologie che permettono di raccogliere e gestire una quantità finora impensabile di dati, e di gestirli per ottimizzare la produzione e i prodotti, coinvolgendo l’intera filiera di progettazione-consumo. In queste poche parole, Industry 4.0 designa un mondo intero, con ricadute dirompenti anche sui modelli di business: grazie a una crescente integrazione della componente servizio nel prodotto, l’accento (e il valore aggiunto) è dato sempre più dal servizio ovvero “dall’intelligenza” che permette di usare il prodotto in un modo più facile e vantaggioso. Xerox, è l’esempio facile citato dai relatori, non vende più fotocopiatrici ma il servizio di fotocopiatura.

Le misure di sostegno alle imprese
Chiarire cosa si intende per Industria 4.0 serve dunque a molte cose, fra cui precisare che sono tantissime le tecnologie in gioco e avvertire i costruttori che non pensino che “basti fare manutenzione da remoto per avere un prodotto 4.0”.
Nelle tabelle fitte di elenchi di manufatti industriali che hanno diritto alle agevolazioni fiscali pensate dal Governo per essere rapide da usufruire (senza lungaggini legate a bandi o altre procedure) figura in effetti un po’ di tutto, con la confortante aggiunta di una voce generica in cui è difficile non riconoscere la merceologia che interessa. Vale la pena di studiarle attentamente riunendo attorno al tavolo – avvisano i relatori al convegno della Federazione – non solo l’ufficio acquisti ma anche il fiscalista, l’ufficio tecnico e ovviamente la direzione.  Si vedrà poi che, accanto al rinnovo di provvedimenti già esistenti (“la Sabatini” per tutti), i principali strumenti di sostegno del piano governativo si chiamano:

  • super ammortamento, che interessa imprese e professionisti e prevede la supervalutazione del 140% degli investimenti in beni industriali nuovi;
  • iper ammortamento, che prevede la supervalutazione del 250% degli investimenti in beni industriali nuovi, riguarda solo le imprese, e coinvolge anche i beni strumentali e materiali correlati a ciascun specifico processo (ad esempio software e sistemi IT), in quanto pensato specificamente per introdurre la logica di Industry 4.0.

In entrambi i casi occorre prestare molta attenzione alle scadenze: il diritto al beneficio fiscale matura quando l’ordine e il pagamento di un congruo anticipo (almeno il 20%) devono essere effettuati entro il 31 dicembre 2017 e la consegna entro giugno 2018. Ma attenzione: per usufruire dell’iper ammortamento occorre anche l’esito di una perizia tecnica giurata, che attesta la conformità del bene ai requisiti degli allegati alla norma; inoltre, entro il giugno del 2018 il bene deve essere installato e interconnesso ossia funzionante secondo i criteri di Industria 4.0.
Ecco una materia in cui l’aiuto delle associazioni imprenditoriali di riferimento sarà prezioso.

Attori ed esperti
Voluto dalle associazioni che compongono la Federazione della carta e della grafica (che, ricordiamo, gode anche del sostegno di Comieco), il convegno milanese ha visto la partecipazione di esperti di Confindustria e Ucimu che, lungi dal presentare discorsi generali su questioni di principio e strategia, hanno dato un taglio concretissimo ai rispettivi interventi. Il 14 febbraio, in una sala stipata della sede milanese della Federazione, hanno parlato il Presidente Pietro Lironi; Andrea Bianchi, Direttore Politiche industriali di Confindustria; l’avvocato Francesca Mariotti, Direttore Politiche fiscali di Confindustria; Enrico Annacondia, Ufficio Tecnico Ucimu e Stefania Pigozzi, Responsabile Ufficio Studi Ucimu.