Avere trovato le risorse per il credito d’imposta per i mesi di ottobre e novembre – aumentato al 40% – costituisce una misura concreta per le imprese energivore e gasivore, che Assocarta auspica venga esteso a fine 2022 con la possibilità di utilizzare il nuovo credito d’imposta fino a marzo 2023, modalità che consentirebbe di usufruire effettivamente della misura”, afferma Lorenzo Poli, Presidente di Assocarta.

La nostra richiesta è che lo stesso termine di marzo 2023 possa essere “esteso” anche al credito d’imposta riguardante il terzo trimestre, in quanto già si manifestano le stesse problematiche che hanno indotto a utilizzare il termine di marzo 2023 nel nuovo DL Aiuti ter. Assocarta esprime apprezzamento anche sul  DM Electricity Release, una misura fortemente voluta dalle associazioni energivore e gasivore, anche se consideriamo i 210 Euro MKwh indicati dal provvedimento, un costo troppo elevato rispetto ad analoghe iniziative di altri paesi europei”, continua Poli.

Per quanto concerne, invece, la gas release Assocarta auspica che venga attuata al più presto, fissando un prezzo “equo” e sia prevista l’anticipazione finanziaria in maniera che tale misura possa dispiegare i suoi effetti il prima possibile.

Una ulteriore emergenza “energetica” di queste settimane è la mancanza di offerta sui tavoli aziendali di proposte per rinnovare i contratti di fornitura di gas, nonostante l’instancabile ricerca da parte delle imprese energivore. Un Governo che così rapidamente ha diversificato gli approvvigionamenti per evitare una situazione di crisi più grave non può ignorare questa ultima condizione che può diventare quella che determina la sopravvivenza di interi comparti industriali”, sottolinea Poli.

Infine è fondamentale che il Piano di contenimento dei consumi  gas  venga varato rapidamente, prevedendo adeguate compensazioni per le aziende che riducano i consumi di gas: la programmazione delle riduzioni dei consumi e un sistema adeguato di compensazioni costituiscono strumenti indispensabili per affrontare le eventuali emergenze, senza compromettere l’industria nazionale. L’Italia è un paese trasformatore e le aziende manifatturiere rischiano di perdere contratti e, quel che è peggio, interi mercati. Da una parte a causa di un mancato approccio europeo al tema Energia (Spagna e Francia a loro modo stanno sostenendo le loro imprese) e della concorrenza “esterna” all’Europa (Turchia e Cina ad esempio). Con il rischio che torni di tutta attualità il tema del “dumping ambientale”.