Cinquant’anni in primo piano nel trattamento corona e al plasma: Ferrarini & Benelli li celebra con una grande festa e racconta come si sono intrecciate lo sviluppo dell’azienda e della tecnologia.

«Nei primi anni Sessanta ero socio di un’azienda che produceva film e sacchetti di plastica. Gli estrusori iniziavano allora a utilizzare i primi trattamenti superficiali, rudimentali e a bassa frequenza. Per attivare le superfici, i generatori con trasformatori scaricavano a pioggia, tramite un elettrodo, dei “piccoli fulmini”. Malgrado la bassa velocità, era frequente che il materiale si bucasse e che si verificassero cortocircuiti che, ripetuti nel tempo, finivano col bruciare il trasformatore e compromettere la linea».
Dall’affacciarsi di una nuova tecnologia, che rispondeva a una necessità importante e al tempo stesso mostrava dei limiti evidenti, nasce la Ferrarini & Benelli. Diego Benelli se li ricorda bene quegli anni, e racconta: «Per affrontare la duplice sfida di aumentare la frequenza (con l’obiettivo di ottimizzare il trattamento) e migliorare la componentistica, ho chiesto aiuto a Ezio Ferrarini, che aveva una notevole esperienza tecnica. Insieme abbiamo progettato un sistema più potente e affidabile, basato sull’uso dei triodi (che oscillavano a 1.500 Hz). E dopo due anni di test di mercato dall’esito positivo, nel 1965 abbiamo fondato Ferrarini & Benelli». Ecco il seguito.

Dopo quella degli esordi, quali altre innovazioni hanno segnato la vita dell’azienda?                  
Il nostro settore ha vissuto sostanzialmente tre tappe evolutive: il passaggio dalla componentistica elettrotecnica a quella elettronica (SCR e relativo pilotaggio); l’avvento del digitale e dei software che hanno rivoluzionato i generatori e moltiplicato le possibilità operative del trattamento corona; infine, il più recente trattamento al plasma.

A cosa si deve il successo della Ferrarini & Benelli?
All’aver capito subito l’importanza dell’internazionalizzazione, all’aver costruito nel tempo un rapporto di fiducia con i grandi costruttori che oggi installano i nostri impianti e alla costante innovazione tecnologica. Ma anche all’apporto di mia figlia Claudia, che dopo la laurea a indirizzo industriale e un corso di specializzazione in Francia, ha deciso di tornare in Italia per aiutarmi. Da un lato ha affiancato i responsabili delle vendite, dell’amministrazione e del reparto produttivo; dall’altro ha studiato tecnologia applicata. Con questo approccio pragmatico e trasversale Claudia si è rapidamente guadagnata la fiducia di tutti in azienda, e ha dato una bella spinta al suo sviluppo.

Quale futuro per il trattamento corona?
La messa a punto di materiali con caratteristiche sempre migliori di resistenza, riciclabilità, anti fog ecc., lo sviluppo di nuovi multistrato, l’avvento delle nanotecnologie, la necessità di minimizzare i costi… la R&S è in continua evoluzione e pone sfide sempre nuove alle aziende che operano nel campo del trattamento corona. Che non solo devono continuamente rinnovare la tecnologia ma anche riuscire a porsi sul mercato con grande flessibilità e dinamismo: due doti ormai imprescindibili.

Cosa rappresenta il trattamento al plasma per F&B?
Un’evoluzione importante, che ci consente di mettere a frutto le nostre competenze di materia di trattamento superficiale anche al di fuori del mondo del packaging. Grazie alla possibilità di trattare oggetti tridimensionali, il plasma permette di operare in settori come l’automotive, il medicale, i tubi e altro ancora.        

A quale progetto sta lavorando?
Mi sto occupando di un’applicazione specifica per cartiere. Si tratta di equipaggiare linee di extrusion coating a elevate prestazioni e velocità (fino a 500 m/min), che devono garantire la massima affidabilità 24 ore al giorno, 7 giorni su 7.
Il trattamento corona che stiamo sviluppando garantisce prestazioni elevate grazie a degli speciali elettrodi studiati appositamente, e minimizza i rischi di fermata grazie al controllo e alla gestione “intelligente” delle potenze dei generatori dove l’elaborazione di sistemi digitali dedicati ci permette di ottenere ottimi risultati.

Prossimi obiettivi?
Ferrarini & Benelli ha conquistato un ottimo posizionamento in tutto il mondo, in termini di nome e di quote di mercato.
Il nostro, però, è un settore che non si ferma mai.
Ogni nuova problematica, ogni singola necessità stimolano la ricerca di una soluzione, lo studio di un nuovo prodotto o il miglioramento di quelli esistenti. Sono i nostri obiettivi – e ragion di soddisfazione – quotidiani.

Che regalo chiederebbe per questi primi 50 anni?
Altri 50 anni di sviluppo, vissuto seguendo i principi che ho cercato di trasmettere a tutti in azienda: lavorare con serietà e onestà, proporre prodotti di alta tecnologia e qualità, garantire ai clienti un servizio continuativo nel tempo, continuare a vivere le sfide di mercato come opportunità per migliorarsi sempre.                                                    

A cena con Diego (rapporti che durano)

La maglietta con il logo del cinquantesimo anniversario aziendale, indossata per le foto di gruppo dagli affezionati dipendenti della Ferrarini & Benelli, ma anche dalle campionesse della Nordmeccanica Volley, mascotte d’eccezione e ventata d’allegria giovanile. È iniziata così, nella sede di Romanengo, il 25 settembre, la festa di compleanno dell’impresa fondata nel 1965 da Diego Benelli. Ed è proseguita nel pomeriggio con la visita allo stabilimento, guidata da Claudia Benelli, per mostrare ai clienti come l’impresa cremonese riesca a mantenere le promesse di qualità, alta tecnologia e personalizzazione dei suoi sistemi di trattamento superficiale, oltre che di tempestività delle consegne, in Italia e all’estero, anche grazie alla rete di partner che assicurano la disponibilità dei ricambi in ogni momento in tutto il mondo.
Ma è alla sera che i cento e oltre ospiti di Diego Benelli si sono riuniti, accomunati dal rapporto personale di stima e fiducia che l’imprenditore e la figlia Claudia hanno saputo creare con tutti, dipendenti, fornitori e clienti, così saldo e vivace da resistere al passare del tempo. Ha riscaldato il clima la cena offerta a Villa San Michele, nel verde rigoglioso della “bassa” lombarda, in una serata tiepida che ha favorito la convivialità. Il bel  parco, la musica dal vivo, l’atmosfera informale ne hanno fatto una vera festa, a cui lo spettacolo di intrattenimento magico di Francesco Scimemi ha fatto da ciliegina sulla torta, coinvolgendo il pubblico e suscitando risate a cuore aperto.