Nuove macchine e servizi, una vicinanza ai clienti semprepiù stretta in tutto il mondo, nuovi partner e un pianodi sviluppo a tutto tondo sostenuto da grandi investimentiin R&D. Andrea Caselli, responsabile commerciale dell’area North-West-South Europe di Uteco, ci raccontacome sta crescendo la “multinazionale tascabile” di Colognola, all’insegna della flessibilità.

Finiti i lock-down, superata la pandemia, passate le grandi fiere internazionali del packaging flessibile tornate “in presenza”, lo scorso maggio Uteco ha organizzato la sua prima OH dopo i tre anni incredibili che hanno cambiato il mondo. Doveva essere, ed è stato, un grande evento internazionale all’altezza dei prodotti, dei progetti e della nuova struttura di una società che si è data obiettivi di crescita ambiziosi e lungimiranti. Una società più manageriale, internazionale, ascoltante e customer oriented, integrata a monte con gli estrusori del nuovo partner GAP e con i sistemi di controllo della neoacquisita Vision, che prospetta ulteriori acquisizioni di tecnologie e spazio in diversi ambiti applicativi.

Sul palco abbiamo visto un management strutturato, solidale e motivato, e in demo le novità di prodotto, a partire dalla flexo CI Onyx GO per la prima volta in demo live al ConverDrome di Colognola, accompagnata dal velocissimo robot Sleevebot per il cambio automatico delle maniche, perfezionato con nuovi meccanismi di presa.

Ce la racconta Andrea Caselli, “commerciale” di prima linea, artefice di molte fortune del costruttore veneto e oggi responsabile commerciale della vasta area che parte a nord da Finlandia, Norvegia, Svezia e Danimarca; passa per il Benelux; aggrega UK e Irlanda, e poi Francia, Maghreb con gli altri stati francofoni dell’Africa «più le mie aree storiche cioè Italia ex Jugoslavia, Albania, Grecia e Israele». Come i responsabili delle altre zone – Sudamerica con Penisola Iberica, Nord America, Asia, Medio Oriente e l’est Europa con Germania – coordina il pool di manager che operano all’interno dello stesso perimetro (a proposito: cerca un nuovo collaboratore!) e riporta direttamente al CEO del gruppo, Mario Tomasi.

Dottor Caselli, all’open house di maggio avete presentato al mondo un’azienda chiaramente riconoscibile – per storia e per le molte figure apicali che hanno accompagnato l’evoluzione del gruppo – ma anche molto diversa. Com’è cambiata Uteco?

È cambiata tanto, in un lavoro di anni, che ha portato alla riorganizzazione delle funzioni, all’inserimento di nuovo personale, alla riforma della struttura commerciale e molte altre cose. E ha disegnato un piano di sviluppo che prevede, entro il 2026, l’aggiornamento completo della gamma produttiva e lo sviluppo di nuovi prodotti coerenti con una strategia di crescita ambiziosa. Vogliamo diventare market leader in tutti i segmenti della stampa e converting di packaging flessibile, e lo faremo anche con nuove integrazioni dopo quelle già avviate nel mondo dell’estrusione insieme a GAP e nei sistemi di visione per il controllo qualità della Vision Srl.

La “multinazionale tascabile” delle origini lascia dunque il posto a una più classica grande impresa globalizzata?

Niente affatto. La scommessa è di crescere tanto senza per questo diventare un mastodonte dal corpaccione lento e dall’identità nebulosa. Soprattutto, della Uteco delle origini vogliamo mantenere quella flessibilità che ci permette, ogni volta, di fasare lo sguardo e di adattare le nostre macchine alle esigenze e ai progetti specifici di ciascun utilizzatore. È una flessibilità che consente di trovare la soluzione giusta per l’oggi, upgradabile in funzione dello sviluppo di domani, creando valore, fiducia e collaborazione. È la nostra cifra e il nostro modo di creare valore, e resta al centro del nostro sviluppo.

Una delle parole che avete usato di più nella presentazione di maggio è “ascolto”. Che significa?

“Ascolto” è il primo strumento di chi vuole operare a stretto contatto con il mercato. E comporta non solo la condivisione, da parte di tutta l’azienda, della stessa cultura del servizio ma anche l’allestimento di una rete di strutture e di iniziative che consentano veramente questo incontro su un territorio virtualmente vasto come il mondo. Questo coinvolge i nostri ingegneri, ma anche il nuovo dipartimento Assistenza – che in quattro anni aprirà 8 nuovi Service Point in tutto il mondo – e un ufficio Marketing impegnato a creare eventi sui vari mercati, come nell’ultimo roadshow “Flex-On-Road” in UK, Messico e Emirati Arabi.

In quali aree geografiche vedete le migliori opportunità di crescita?

In estrema sintesi, nei Paesi industrializzati di Europa e Nordamerica le prospettive sono quelle positive ma moderate dei mercati maturi, mentre – ciascuno in tempi e con dinamiche propri – l’Oriente e il Sudamerica, il Middle East e l’Africa, soprattutto centrale e del Maghreb, offrono molte opportunità.

Non temete la concorrenza dei costruttori autoctoni?

Sui mercati emergenti operano aziende locali e costruttori asiatici con politiche di prezzo molto aggressive. Di norma, però, accade che un utilizzatore alle prime armi magari compri “il prezzo”, ma quando il suo business si sviluppa e ha bisogno di tecnologia affidabile si rivolge ai fornitori europei o, tutt’al più, americani. La misura della qualità siamo noi.

Sul mercato italiano che cosa prospettate?

Negli ultimi anni la crescita interna è stata sostenuta dagli incentivi 4.0 che, senza peraltro saturare il mercato, hanno attratto molti investimenti e creato sovracapacità produttiva. Mi aspetto dunque un 2023 e forse anche un 2024 in lieve flessione, in fisiologico assestamento. Anche come conseguenza di un rallentamento dei consumi che, a monte, provoca la sospensione degli investimenti capex (Capital Expenditures ovvero investimenti in impianti e altre immobilizzazioni, Ndr) e dei tassi di interesse in continua crescita.

In che direzioni orientate la R&D?

Proprio per la sua attitudine a progettare custom Uteco è sempre stata molto impegnata sul terreno dell’innovazione. Oggi vi dedichiamo investimenti ancora più ingenti, pari al 7% dei ricavi del gruppo, a sostegno di un mega progetto di ammodernamento di tutto il portfolio prodotti. Partendo dalla flexo e procedendo con la roto, l‘accoppiamento e il resto delle tecnologie, entro il 2026 avremo tutte le macchine nuove.

Su che aspetti lavorate in particolare?

Dipende dall’applicazione di sbocco: a parte la sostenibilità che interessa tutti e ci vede attivi insieme ai partner di filiera, per il resto i mercati sono molto diversi fra loro e cambiano di conseguenza le esigenze degli utilizzatori. Nella flexo, dove partiamo dai 600 mm di banda, abbiamo 3 livelli di prodotto articolati per prestazioni, grado di automazione e prezzo. Per intenderci, chi lavora sulle tirature corte è poco interessato a raggiungere gli 800 metri al minuto; gli serve piuttosto una macchina il più compatta possibile, user friendly, con un setup molto rapido e scarti minimi. Viceversa chi serve, per fare solo un possibile esempio, le acque minerali o produce sacchi in carta lavora più sulla velocità e la costanza. Si tratta di predisporre l’offerta per il giusto mix. Anche nel prezzo ovviamente.

A Colognola avete ufficializzato la collaborazione con GAP e ricordato la recente acquisizione di Vision. Ne prevedete altre?

I nostri progetti di crescita riguardano tutte le attività e tutti i prodotti, proprio per incrementare quella capacità di personalizzazione che prevede anche l‘offerta di soluzioni ibride dalle molteplici funzioni. Oggi stiamo vendendo molte flexo integrate con teste di stampa digitale per fare tracciabilità e personalizzazione, e con gruppi per spalmature speciali; macchine integrate con fustellatura laser per accoppiati con la finestratura; grandi linee per il confezionamento di alimenti liquidi.In questa direzione vanno sia l’alleanza con GAP, che ci permette di presidiare il mercato in crescita dei coating funzionali – e quindi anche il potenziamento della nostra offerta globale per la stampa e il converting di liquid packaging – sia quella con Vision che apporta prodotti e competenze nella visione artificiale. Nello stesso senso va letto il potenziamento dei servizi, non solo post vendita ma anche pre vendita, per insegnare ai clienti a sfruttare al meglio le proprie tecnologie anche con training di presenza o da remoto. E nel futuro, il nostro business plan prevede diverse azioni ulteriori, anche per sostenere l’ingresso di Uteco in nuovi ambiti applicativi. Ora è troppo presto per parlarne, ma per le prime informazioni non si aspetterà a lungo.