Ogni minuto in Italia si riciclano 10 tonnellate di carta, il tasso di circolarità (rapporto tra le materie prime secondarie e quelle totali) è del 55% e l’80% degli imballaggi viene già recuperato. È quanto emerge dal 20esimo Rapporto ambientale del settore cartario, presentato lo scorso 30 maggio a Torino da Assocarta. Delinea un «esempio di bioeconomia circolare» che parte dalla culla della materia prima (le foreste sono gestite in modo sostenibile) e arriva alla culla della materia prima secondaria, passando per un sistema di riciclo altamente efficiente (un giornale rientra nel ciclo produttivo dopo appena 7 giorni e una scatola dopo 14). Con risultati di tutto rispetto – fra cui l’equivalente di 20 discariche di rifiuti evitate ogni anno – sostenuti dal fatto che «la carta è rinnovabile, riciclabile, biodegradabile e compostabile», ha sottolineato il presidente di Assocarta Girolamo Marchi.

La produzione di carta in Italia

Nel 2018 il fatturato del settore cartario italiano è cresciuto del 4,2% (in parte per l’aumento del costo delle materie prime) attestandosi a 7,7 miliardi di euro. La produzione è aumenta dello 0,1%, spinta soprattutto da imballaggi e carte speciali, mentre è rimasta stabile la produzione di carte igienico-sanitarie ed è continuata la flessione delle carte grafiche.

Il 2019 si è invece aperto, nei primi 3 mesi, con un calo del 2% della produzione e del 2,2 di fatturato rispetto al primo trimestre del 2018. Risultati comunque in linea con i competitor europei.

Le sfide da affrontare con urgenza Restano due i punti dolenti su cui si gioca il futuro del settore: il costo del gas e il fine vita degli scarti. I due fattori sono entrambi correlati sia alle performance economiche sia a quelle ambientali delle cartiere italiane. Attualmente, i produttori nostrani di carta offrono un grande esempio di efficienza energetica basata sulla cogenerazione. Infatti producono da sè l’energia elettrica e il vapore necessari al funzionamento degli impianti, oltre a utilizzare il gas naturale (meno inquinante del carbone e del gasolio); tuttavia… pagano il combustibile il 15% in più dei concorrenti esteri.

Il problema dei residui della raccolta differenziata, invece, si configura in questi termini. Anche in un sistema molto efficiente, insieme alla carta riciclata confluiscono materiali non riciclabili ossia rifiuti da smaltire in discarica o per termovalorizzazione. «In Germania e in Francia – spiega il presidente Marchi – le cartiere si sono dotate di termovalorizzatori propri, trasformando lo scarto in energia elettrica e abbattendo i costi. Noi invece siamo costretti a spedire i nostri scarti all’estero, con un costo di circa 150 euro a tonnellata. In questo modo perdiamo risorse due volte e il ciclo dell’economia circolare non si chiude.

Chiediamo quindi al governo di intervenire sui due fronti: adottando politiche per abbassare i costi del gas e facilitando la concessione dei permessi per la realizzazione dei termovalorizzatori, singolarmente o anche in consorzio. Se non si interviene, il rischio è la delocalizzazione, perché all’estero produrre carta costa meno».