Se per i proprietari di brand la sostenibilità degli imballaggi è un tema importante da ormai molti anni, la necessità di implementare soluzioni concretamente efficaci si è fatta più urgente solo negli ultimi uno-due anni. I consumatori stanno rapidamente sviluppando una coscienza ambientale sempre più forte e la riciclabilità degli imballaggi è oggi un fattore decisionale importante nei loro acquisti. Non a caso, il 48% dei consumatori negli Stati Uniti ha rivelato di essere sicuramente o probabilmente disposto a modificare le proprie abitudini di consumo per ridurre l’impatto sull’ambiente, mentre tra i consumatori millennial la percentuale sfiora il 75%. In tutta risposta, numerose imprese hanno pubblicamente dichiarato obiettivi molto ambiziosi in materia di sostenibilità, promettendo materiali interamente riciclabili nella produzione degli imballaggi e soluzioni alternative alla plastica.

Ciò a cui abbiamo assistito negli ultimi 18 mesi è molto diverso rispetto a quanto avveniva prima”, sottolinea Eric Pavone, Business Development Director, Business Unit Web-fed in BOBST. “Prima infatti la sostenibilità veniva utilizzata come una sorta di approccio di marketing, ma in realtà non si facevano grandi progressi. Negli ultimi 18 mesi circa, la pressione è aumentata al punto tale che il settore ha realmente dovuto cambiare rotta, con il risultato che oggi le aziende stanziano budget R&D ingenti per fabbricare imballaggi sostenibili, biodegradabili e riciclabili. Molte delle autoimposte scadenze sono impegnative ma il tema concentra ormai un tale livello di attenzione che rispettarle è diventato molto più semplice.

Di conseguenza, la sostenibilità è ora alla base di grandi innovazioni e il potenziale in termini di risultato è significativo. Secondo le stime, modalità di consegna innovative e le evoluzioni dei modelli d’utilizzo avrebbero un valore pari a circa 9 miliardi di dollari per il settore della plastica.

“Dobbiamo recuperare 20 anni di ingegneria”

La sfida primaria per i proprietari di brand, in particolare nel settore alimentare, è produrre nuovi materiali per imballaggio senza sacrificare la sicurezza, la freschezza, l’appeal e la visibilità del prodotto all’interno. Gli imballaggi in assoluto più flessibili sono formati da una combinazione di diversi materiali o polimeri (come il poliestere, il polipropilene e il polietilene). I materiali multi-polimerici usati negli imballaggi flessibili sono formule sofisticate, progettate per proteggere gli alimenti (ad esempio) dall’ossigeno e dall’acqua, fra gli altri. Mescolare i polimeri ne complica tuttavia il riciclaggio e, non essendoci una composizione standard degli imballaggi multi-polimero, non esiste a sua volta un metodo standard fattibile per disassemblare e recuperare questi materiali.

Riciclabilità fa davvero rima con mono-polimero”, aggiunge Pavone. “Non appena mescoli nascono problemi. Tuttavia, i mono-polimeri tradizionalmente non offrono performance paragonabili a quelle dei materiali multi-polimerici. La grande sfida che ci troviamo ad affrontare oggi è che gli attuali imballaggi flessibili sono prodotti d’ingegneria altamente sofisticati, risultato di due decenni di innovazione e sviluppo. Dobbiamo recuperare quanto prima 20 anni di ingegneria per trovare materiali mono-polimerici in grado di offrire performance analoghe a quelle degli odierni imballaggi, garantendo contestualmente la stessa efficienza delle macchine lungo l’intera catena del valore del packaging. È una sfida, ma una nella quale stiamo compiendo dei progressi.

Le partnership creano progresso

BOBST ha deciso di collaborare con diversi partner per produrre nuove soluzioni di imballaggi flessibili mono-materiale a elevato effetto barriera riciclabili. Il progetto che li vede coinvolti ha previsto l’utilizzo di diverse strutture mono-materiale a elevato effetto barriera, ciascuna delle quali è stata testata in maniera approfondita per garantire il rispetto di tutti i requisiti industriali in termini di macchinabilità, effetto barriera, sicurezza e qualità ottica. I diversi tipi di pouch monomateriale (MDO PE, BOPE, BOPP e CPP) sono stati presentati in anteprima al K 2019 di Düsseldorf e sono il risultato di investimenti significativi e intense ricerche dei partner.

I partner includono Dow, fornitore di resine per il primo stadio della catena produttiva, Brückner Maschinenbau per la produzione di film a base di poliolefina e polipropilene elastica biassiale, Hosokawa Alpine per la produzione di MDO LDPE, Elba per convertire le bobine finite in pouch e Constantia Flexibles per produrre pouch LDPE a elevato effetto barriera metallizzati.

Il team progettuale sta lavorando a queste innovazioni avvalendosi dei Competence Center BOBST per le spalmature con effetto barriera, la stampa e l’accoppiamento per testare la viabilità dei nuovi materiali. Il team ha avuto la possibilità di sfruttare le speciali tecnologie BOBST per portare a termine il processo produttivo e realizzare le prove di barriera e adesione sui supporti nei laboratori BOBST dotati di strumenti di misurazione all’avanguardia.

Questa è la prima di una nuova generazione di accoppiati mono-materiale”, continua Pavone. “Abbiamo creato un gruppo di partner perché questa è una sfida urgente e perché dobbiamo lavorare insieme e riunire i nostri know-how ingegneristici. Agendo singolarmente non si arriva da nessuna parte. Ci sono già soluzioni industriali a elevato effetto barriera nel mondo ma oggi abbiamo bisogno di sempre più tipologie di soluzioni e del loro impiego; in un secondo tempo inizieremo anche a vedere più offerte su scala industriale.

Il giusto equilibrio tra elevata sostenibilità ed elevata qualità

Prioritario per BOBST e i suoi partner – ora che hanno prodotto una gamma di materiali mono-polimero – è ottimizzarne l’applicabilità nel processo di produzione degli imballaggi e garantire la stessa qualità ottenuta oggi con il multi-polimero.

Questi substrati reagiscono in maniera diversa e presentano parametri differenti: dobbiamo quindi ottenere la garanzia che questi materiali offrano performance, in ogni aspetto, come quelle dei materiali che stiamo usando ora”, dice Pavone. “E’ vero, al momento la sostenibilità è la priorità assoluta per i proprietari di brand, i quali però non intendono fare concessioni sull’appeal visivo degli imballaggi dei loro prodotti. Una sfida per noi è quindi offrire una riciclabilità al 100% senza compromessi in termini di attrattiva. Necessitiamo ad esempio di materiali antigraffio, un aspetto che con i mono-materiali presenta delle difficoltà.

L’innovazione è iperattiva: cosa aspettarsi dal futuro?

Un’area importante su cui tutti nel settore si stanno concentrando è lo sviluppo di plastiche biodegradabili che soddisfino i criteri della sostenibilità e siano possano essere nei processi di produzione degli imballaggi”, aggiunge Pavone. “Avendo BOBST tutta la tecnologia necessaria per poter testare la realizzabilità dell’industrializzazione di nuovi materiali, dalle materie prime agli imballaggi e alle etichette stampate e trasformate, possiamo apportare un forte valore nel settore.

Eric sottolinea anche il potenziale della carta, un materiale che suscita molto interesse nel settore. I consumatori amano già la carta e siccome è una fibra naturale, è anche degradabile e riciclabile. La carta non presenta però le elevate proprietà di effetto barriera della plastica e materiali simili, per cui al momento attraverso l’attività di R&D si stanno ricercando modi per dotare la carta di tali proprietà. 

Alla fine gli imballaggi devono soddisfare il loro scopo primario: proteggere il prodotto all’interno. Ma di fronte a pressioni ambientali sempre più forti, la necessità di disporre di imballaggi completamente sostenibili e riciclabili acquisisce pari priorità. Al ritmo dell’attuale innovazione, un risultato in tal senso potrebbe non essere troppo lontano.