Velocità 300 m/min, inchiostri a base acqua food compliance (contatto indiretto), migliore redditività sia sulle tirature brevi sia sui lotti medi e alti, con un equilibrio ideale intorno ai 20mila mq. Uteco e Kodak presentano alla stampa l’ibrida flexo-digitale Sapphire Evo, che verrà lanciata ufficialmente in occasione dell’Innovation Alliance. E ha già un acquirente. Campano.

La presentazione ai media internazionali, lo scorso 18 aprile al ConverDrome®-Centro tecnologico R&D di Uteco, ha visto in campo esperti di stampa europei e americani e il gotha delle due aziende che hanno sviluppato il progetto: Uteco, rappresentata dall’AD Aldo Peretti e dal Digital Printing Division Manager Mario Gazzani insieme a Dario Camorani del dipartimento di ingegneria meccanica, e Kodak con Riccardo Passerini, Sales Director Mediterranean & Balkans Regions e la responsabile worldwide del marketing e delle vendite Susan Cardot, arrivata direttamente dagli USA in compagnia di un noto consulente e pubblicista statunitense. La cosa non sorprende, vista la posta in gioco: la conquista di quote sul fronte digitale per Kodak, che con questa macchina e questo alleato può fare breccia nel mercato ancora relativamente vergine del packaging flessibile (ma la Sapphire serve anche il labeling) e soprattutto raggiungere il nuovo universo degli stampatori flexo. Analogo discorso per Uteco, che fra gli stampatori flexo è assai bene attestata e negli ultimi anni ha lavorato sodo per completare l’offerta nel digitale, dove è senz’altro interessante lavorare con un partner dalle avanzatissime competenze nell’inkjet. E se il matrimonio di interesse fra i fornitori appare ben congegnato, non per questo l’utilizzatore della macchina – lo stampatore di packaging e la filiera a seguire – ne discapita, anzi: Uteco e Kodak hanno messo in campo una soluzione potenzialmente in grado di sparigliare gli attuali equilibri di mercato, mettendo in campo una velocità e una produttività mai raggiunte, abbassando il costo e alzando le prestazioni di un processo di cui, presto o tardi, nessuno più farà a meno.

300 metri al minuto, con inchiostri ad acqua
Quando la Sapphire Evo fu presentata alla scorsa drupa 2016 in forma di prototipo allo stand Kodak, la sua velocità fece scalpore: a 600 dpi e su carta raggiunge i 300 m/min che, ovviamente, diminuiscono sui supporti plastici e con risoluzioni maggiori. Dopo la successiva messa a punto, si presenta ora in versione “definitiva” con 4 gruppi colore – che presto diventeranno 5 – preceduti dalla stazione roto di pretrattamento-primerizzazione e seguiti dal gruppo flexo di verniciatura in linea. Con questa configurazione (customizzabile) e il sistema di imaging inkjet a tecnologia Stream della Kodak, la macchina è in grado di stampare ± il 97% della paletta Pantone. Utilizzando inchiostri ad acqua che rispettano tutte le normative europee (svizzera compresa) e statunitensi sul contatto alimentare indiretto. Si tratta di una prerogativa davvero rilevante, non solo perché il food (ma anche il cosmo-pharma ad esempio) chiede sicurezza e salubrità, ma anche perché l’uso di consumabili food compliant permettono di semplificare le confezioni, evitando strati e effetti barriera costosi e difficili da lavorare.

La versatilità che apre molte porte
Sapphire Evo ha una luce di 650 mm (larghezza di stampa 622), lavora un’ampia varietà di supporti a base cellulosica e poliolefinica (metallizzati e accoppiati compresi), e adotta l’efficace sistema Uteco di essiccazione ad aria con il tamburo raffreddato a contatto del substrato per mantenerne la stabilità, evitare arricciamenti e facilitare la stampa wet on wet. Il primo converter in assoluto ad acquistarla è la dinamica e creativa Nuova Erreplast: società campana flexo oriented, che apre al digitale non solo per rispondere alla richiesta di lavori su tirature brevi, ma anche per inaugurare nuove linee di business e aprire a nuovi mercati. Su questo fascicolo l’intervista all’AD Mimmo Raccioppoli.