Nell’epoca delle campagne plastic free e delle manovre economiche con la plastic tax, c’è chi sceglie un approccio scientifico all’uso sostenibile della plastica nel packaging e nel settore food, scevro da ideologie e soprattutto in un’ottica di problem solving. Parliamo del progetto New Pack – New BioBased Film for Packaging, sponsorizzato dall’Unione Europea, che vede all’opera, tra università e associazioni, 13 partner in 8 paesi diversi. Per l’Italia partecipano l’Università Cattolica del Sacro Cuore e il Consorzio per la Promozione della Cultura Plastica Proplast.

L’obiettivo è ambizioso: sviluppare una tecnologia innovativa, competitiva e sostenibile per realizzare due nuovi polimeri biodegradabili. La ricerca si sta focalizzando sulla creazione di film PLA e PHB a partire da scarti dell’industria alimentare (come le bucce di patate o di arance), con caratteristiche anti ossidanti e anti batteriche tali da allungare la vita dei prodotti confezionati. Per fare il punto sul progetto New Pack, nato nel giugno 2018 e che si concluderà il 31 maggio 2021, l’università Cattolica Sacro Cuore ha ospitato a Piacenza il Workshop “Development of innovative bioplastics for the food sector” che ha visto confrontarsi sul tema, oltre agli studiosi, anche le aziende. L’evento ha illustrato le varie iniziative di ricerca messe in campo, ma ha anche evidenziato alcune contraddizioni nella legislazione corrente, che complicano ulteriormente il lavoro dei ricercatori verso un’economia circolare della plastica.

«La vera sfida – dichiara al riguardo Giorgia Spigno dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – è rendere questo processo sostenibile anche dal punto di vista economico, in modo che si possa creare una produzione industriale di plastiche biodegradabili competitiva rispetto a quella di materiali tradizionali creati da risorse fossili. In questo momento l’attenzione a questi temi è molto alta e siamo convinti che il formato usato dal progetto New Pack sia quello giusto. Università, aziende ed enti di regolamentazione hanno risorse e conoscenze per riuscire nell’impresa».