Labelexpo Europe festeggia il trentacinquesimo anniversario  (Bruxelles, 29 settembre-2 ottobre 2015) con un record assoluto di presenze, registrando 35.739 visitatori, in aumento del 12,4% rispetto alla precedente edizione del 2013, e 650 espositori, contro i 600 di due anni fa, su una superficie totale di 34.566 mq, anch’essa in crescita (+11,65%). A ciò si aggiunga che gli operatori esteri rappresentano il 19,6% del totale, provenienti da 146 Paesi – soprattutto Germania, Francia, Italia, Belgio e UK, ma anche da Asia, Americhe e Africa – segnando dunque un tasso di internazionalità molto alto.

Il principale appuntamento del labeling (organizzato da Tarsus insieme alle altre Labelexpo promosse in tutto il mondo), che sembrava iniziato un po’ al ralenti, dopo un primo giorno interlocutorio ha infatti ripreso l’abituale vivacità e, stando ai primi commenti, ha dato vita alla consueta kermesse di incontri, dimostrazioni, contratti (sì, qui si vende in fiera). Ma, seppure positiva, non è questa “la” notizia legata all’evento che serve un comparto, quello dell’etichettatura appunto, in crescita costante. Labelexpo Europe 2015 è stata ancor più interessante come vetrina di tendenze: intendiamoci, nulla di sorprendente, ma così chiaro come accade solo quando le cose, dopo un lungo periodo preparatorio, vengono a maturazione (e allora quel sabato al mercato tutti, ma proprio tutti, portano a vendere i propri meloni). In questo caso non c’era stand in cui non si parlasse di digitale, macchie ibride o packaging.

Nomi e cognomi. Gli organizzatori elencano le principali novità (ma l’elenco, chiaramente, è parziale). La macchina da stampa per etichette e imballaggi Optima 820 di Soma Engineering e il sistema di trasformazione digitale modulare Gallus DCS 340: modulo da stampa inkjet integrato in una Gallus che combina così lo stato dell’arte della stampa digitale con i benefici della stampa convenzionale. La lista ufficiale delle soluzioni significative include poi le nuove macchine da stampa digitali dei grandi costruttori, come EFI, Epson e Screen, le HP Indigo 20000 e WS6800, la Digital Series di Mark Andy (insieme alla Performace Series P4), nonché il debutto di MPS e Nilpeter nel convenzionale ibrido e, ancora una volta, nella stampa digitale. Un collega britannico ha fatto il conto: almeno una ventina di costruttori di macchine narrow web hanno lavorato su questi due filoni tecnologici – e sarà poi interessante fare il gioco “trovare le differenze” (che ci sono) in termini di risoluzione di stampa e velocità di set-up, tipologia di teste di stampa e razionalità dei lay out, ingegnosità delle attrezzature e dei complementi ed efficacia dei workflow…
In questa prima lista ci permettiamo di inserire la Omet – che a sua volta ha presentato una serie di macchine ibride e digitali di sicuro interesse – e, per altri motivi, un’altra vivace azienda italiana, da poco acquisita da un grande gruppo svizzero come “testa di ponte” nel narrow web (parliamo naturalmente di Nuova Gidue e del suo grande stand “rosso Bobst” all’ingresso del padiglione 11).
Ma sono ancora molte le proposte interessanti. Un ibrido inconsueto, ad esempio, nell’ambito del curing UV, con cui GEW ha vinto uno dei Labelexpo Awards di quest’anno e che consiste in un’attrezzatura in grado di mettere in campo, alla bisogna, lampade ad arco o LED, con semplicità ed efficienza energetica. O la prima unità di finitura digitale Digifast One di Prati, presentata  in fiera e acquistata dal dinamico e vivace etichettificio Nuceria, primo ad aggiudicarsela insieme al vantaggio competitivo derivato. O, ancora, i foil dalle straordinarie proprietà ottiche e visuali presentati da Kurz (in Italia con Luxoro) come “aperitivo” ai lanci in grande stile programmati per Luxe Pack e Simei…

Dimostrazioni e convegni. Una delle caratteristiche di Labelexpo è l’allestimento di aree a tema, dove i produttori fanno prove sulle tecnologie.
Quest’anno nel Packprint Workshop Xeikon ha lavorato sugli astucci pieghevoli e Nilpeter ha illustrato le funzionalità della sua FA* per la stampa flexo di packaging flessibile. Nello Smart Packaging Lab si è parlato di imballaggi attivi e intelligenti con Avery Dennison, Blippar, EyeSee e Seido Systems, mentre nel neonato Linerless Trail sono stati divulgati i plus delle etichette linerless messe a punto da una serie di partner (Maan Engineering, Appvion, Henkel, MPS, Ravenwood Packaging, Sato e Bostik). In questa manifestazione la partnership di filiera trova terreno fertile: ancor più che altrove, fornitori e utilizzatori fanno co-marketing ospitando nel proprio stand i sistemi complementari di altri, moltiplicando così la visibilità dei prodotti e mostrando con efficacia il ruolo di ciascun elemento all’interno del flusso di lavoro. Lo ha testimoniato a fine fiera Doug Jones, vice president del marketing globale Apex International che ha fornito i suoi cilindri per le dimostrazioni live di Bobst, Omet, Soma, MPS e Lombardi: «Anche grazie a loro, abbiamo concluso grossi ordini e “incassato” un 20% di vendite in più rispetto a 2 anni fa».
Labelexpo, dunque, conferma l’approccio pragmatico che promuove la collaborazione e privilegia le dimostrazioni e i workshop ai convegni di stampo classico. Con un’eccezione. Quest’anno a Bruxelles si è riunita la Federazione Europea della stampa Flessografica (FTA), dando vita a un breve ma “denso” convegno introdotto dal presidente in carica Sante Conselvan (Atif) e da quello dell’associazione belga-fiamminga nel ruolo di ospite ospitante. Una FTA in fase di rinascita proprio grazie alla lungimiranza e all’energia creativa di Conselvan e dei tecnici più attivi dell’Atif, e che sta dando buoni frutti. Aspettando drupa.